La voragine dentro i ventenni

La voragine dentro i ventenni


Mezzogiorno, 10 novembre 2021 – 09:36

di Davide Grittani

Preoccupano questi ragazzi che non sanno più parlarsi se non attraverso le mani. Inquieta il loro dizionario fatto di poche certezze, qualche monosillabo e una discarica di luoghi comuni che trasmettono ostilità e un’imbarazzante ignoranza.

A contarli – scorrendo Google alla voce “aggressioni Puglia” – saranno un centinaio gli episodi di ferocia registrati nell’ultimo anno, compresi quelli che recentemente a Barletta e Bisceglie hanno spostato il confine della follia un poco più in là. Sono cose sempre avvenute, si eccepirà. Magari sotto altre forme, ma sono sempre avvenute. E allora perché fanno così paura queste eruzioni improvvise, questa insensata brutalità? Forse perché è incubata sotto i nostri occhi, tra le celle immaginarie dei nostri lockdown, durante cui si favoleggiava – con il senno di poi quanto mai a sproposito – di un’umanità che si sarebbe scoperta migliore; tra le frustrazioni sociali ed economiche a cui siamo stati sottoposti, mentre il disagio gonfiava il petto di questo odio verso i nostri simili. Ci apparteneva già questa barbarie, solo che adesso sembrano fuori uso i freni che le impedivano di sprigionarsi. E a farne le spese sono soprattutto i ventenni ai quali è stato promesso e ritrattato di tutto, ai quali il futuro appare così irraggiungibile che – quel po’ che ne rimane – è meglio prenderlo a pugni, colpirlo alle spalle con un pugnale.


È vero che queste cose sono sempre avvenute, anche quando tivù, web e giornali non si occupavano con la morbosità di oggi delle nostre vite. Ma allora perché non riusciamo più a consolare questi ragazzi? Perché non riusciamo più a capirli, a migliorarli? Possibile che a nessuno interessi che la scolarizzazione pugliese sia tra le più basse d’Italia? Forse è lì che si apre la voragine, tra ciò che pensavamo di avergli consegnato e ciò che gli abbiamo effettivamente insegnato. Non si tratta di ceti sociali ma del ruolo della scuola nelle vite di questi ragazzi, che s’ammazzano tra loro se uno guarda una ragazza un po’ più a lungo, se uscendo da un parcheggio graffiano un’altra auto, o se rivolgendosi a un coetaneo il tono della risposta assume un tono che non piace . Emblematico il dramma di Donato Monopoli, in coma dal 6 ottobre 2018 (giorno in cui è stato brutalmente pestato in una discoteca di Foggia) all’8 maggio 2019, quand’è deceduto all’età di soli 26 anni.

È sempre stata tra noi questa violenza, ma adesso fa paura perché ci appartiene di più, ci attraversa come il vuoto che attraversa la testa di molti di questi ragazzi. Non tutti, non tutti naturalmente.

10 novembre 2021 | 09:36

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, 2021-11-10 08:36:51
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